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Diario di un corso

di Lilith Moscon

 

 

Com’è possibile scrivere partendo dalle cose?

Che cosa significa fare esperienza?

Come può la scrittura nascere dal gioco e dall’esplorazione del proprio corpo?

Queste sono alcune domande intorno a cui si è sviluppato il Workshop di scrittura e di educazione allo sguardo che ho condotto insieme a Patrizia Menichelli, artista, formatrice, costumista, scenografa e regista.

L’idea centrale del workshop è nata a Barcellona, nella libreria “Laie” di Carrer de Pau Claris dove avevo comprato “El hombre que camina” di Franck Maubert (Editorial Acantilado).

Si tratta di un saggio sulla scultura di Alberto Giacometti.

Leggendolo, avevo sottolineato tre frasi che, in italiano, suonano più o meno così:

 

“Giacometti considera l’arte come un’educazione allo sguardo.”

 

“Bisogna caricare di vita ogni particella di materia.”

 

“Giacometti non parte da un blocco, da una massa; parte dal vuoto.”

 

Quando ho incontrato Patrizia per proporle di lavorare insieme a un corso di scrittura, mi ha parlato di “educazione allo sguardo” e mi ha fatto così ricordare la frase di Franck Maubert. Oggi mi sembra naturale, ovvio, che questa espressione faccia parte del titolo della nostra proposta formativa.

Il teatro e, più nello specifico, il metodo di lavoro sviluppato dal Teatro de los Sentidos di Barcellona, è stato ed è tuttora per me una base solida da cui parto per scrivere. Mi aiuta a transitare dal mondo della vita a quello della scrittura.

Ho chiesto a Patrizia – membro del Teatro de los Sentidos – se avesse voluto aiutarmi a traghettare le destinatarie e i destinatari del corso tra questi due mondi.

Le ho chiesto di “caricare di vita” il workshop con i suoi strumenti e la sua esperienza perché io potessi poi lavorare alla traduzione e all’interpretazione della vita che è la scrittura.

I vuoti sono, nella scrittura, le pause scandite dalle spaziature e dalla punteggiatura. Ma sono anche quello che scegliamo di non dire alla lettrice, al lettore.

Leggendo il libro su Giacometti, mi sono detta “voglio proporre un corso di scrittura dove si possa partire dal vuoto, dalla sottrazione”. Anche Patrizia era d’accordo.

Così è iniziata la nostra collaborazione e così sono arrivate a poco a poco le iscrizioni.

 

I partecipanti hanno lavorato alla stesura di possibili inizi, trame e sottotrame, in seguito a un confronto con una rosa di testi di autrici e autori: romanzi, antologie di racconti, raccolte di poesie, albi illustrati, saggi. E in seguito a un percorso condotto da Patrizia incentrato sulla teoria delle cinque pelli dell’artista e architetto Friedensreich Hundertwasser.

Abbiamo visionato in gruppo gli scritti che venivano fuori – ognuno nato da un gesto, da un contatto con alcuni oggetti scelti.

Mi piace pensare che questi gesti, questi oggetti, rappresentino l’anima di ogni scritto:

 

 

 

 

 

Progettando il corso, avrei voluto che veicolasse l’idea che la scrittura è una forma di controllo – come scrive Zadie Smith nel libro “Questa strana e incontenibile stagione” (Edizioni SUR) -, ha delle regole interne da rispettare. E, al contempo, avrei voluto che veicolasse l’idea che la scrittura è legata al sentire, all’intuizione, come scrive Jack Zipes in “Saggezza e follia del narrare” (Edizioni Conoscenza):

 

“La maggior parte della narrativa consiste nel cogliere un’occasione favorevole, un’intuizione e un sentire, anche se poi i risultati sono sconosciuti.”

 

Come e se queste idee siano arrivate, possono dirlo soltanto i partecipanti al corso che ringrazio di cuore per esserci stati con costanza e dedizione.

Assieme a loro, ringrazio l’editrice Luana Astore per avere accolto il corso tra le proposte formative di Telos Edizioni e per avere insistito sulla creazione di un corso di scrittura da destinare a un pubblico di adulti.

 

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